pica (
picavasnormandy) wrote2019-02-25 08:44 pm
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[D&D OC] Guarderemo questo mondo bruciare
Fandom: Originale
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Cow-t: settimana 3, M2 ("Era una gioia appiccare il fuoco.")
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Cow-t: settimana 3, M2 ("Era una gioia appiccare il fuoco.")
Dimmi, Haal, ti fa male?
È quella cazzo di voce nella sua testa, di nuovo.
Haalathien si rigira nel letto senza tregua, con il corpo madido di sudore ed un dolore che gli trafigge il petto e non ne vuole sapere di lasciarlo dormire.
Sì, cazzo, fa un male cane, è la risposta che dovrebbe dargli, ma non ha intenzione di dargliela vinta, questa notte. Al contrario stringe i denti, e con la mano sotto al cuscino si aggrappa al lenzuolo fino a sentire le nocche sbiancare e le unghie iniziare a scalfire la pelle – un dolore che impallidisce al ricordo di quello che ha dovuto sopportare oggi.
A me puoi dirlo. Ero lì. Lo so.
Haalathien ride con la fronte premuta contro il cuscino, un ghigno vuoto e inquietante, fatto solo dell’umiliazione e della rabbia che sta provando in questo istante.
Sono lì anche adesso. Posso sentire quello che senti.
Scuote la testa al vuoto che lo circonda e poi si raccoglie il viso fra le mani, premendo il palmo contro gli occhi umidi nel disperato tentativo di ricacciare indietro lacrime che non ha intenzione di versare.
Uno spasmo improvviso gli fa pulsare il petto. Haalathien spalanca le labbra, ma con il fiato spezzato non riesce a produrre nemmeno un gemito. È Lui, lo sente, lo sa senza bisogno che gli sussurri altre parole umilianti nella testa. È il Suo modo per ricordargli che non ha scampo, che non esiste momento in cui le loro esistenze siano separate, libere l’uno dall’altro.
Chissà se anche Lui si sente intrappolato al suo stesso modo, con le loro anime così legate.
O chissà se lo vede solamente come una piccola, fragile bestia sacrificale pronta a consumare la propria esistenza per un Suo capriccio.
Haal, pensi troppo. Io ti sento.
“Basta”, la voce raschia sorda contro la gola secca e si perde nel buio. Non sopporta di essere chiamato così, con quel nome. Solo altre tre persone lo hanno usato prima, e non vuole che nessuna di queste gli ricordi la voce nella sua testa. “Basta, lasciami in pace”, geme.
Non posso, lo sai.
Si stringe le braccia contro il petto e trattiene una supplica fra i denti stretti.
Non questa notte.
Non ha bisogno di chiedere perché.
Questa notte sei mio.
“Basta!”
Il ringhio tuona per l’intera stanza, prima di abbandonarla in un silenzio rotto solamente dai respiri pesanti di Haalathien. Con ancora un ginocchio poggiato sul materasso ed un solo piede impuntato a terra, il lenzuolo scivolato silenziosamente sul pavimento, i suoi occhi vagano rabbiosi per la stanza.
Il suo braccio è ancora teso in avanti, il palmo aperto, le dita tremanti.
Una voragine scura squarcia la parete. Quel che rimane delle fiamme saettate fuori dalla sua mano ne sta ancora consumando la superficie annerita.
Ora che nemmeno l’oscurità ha più un significato per lui – ora che non esiste buio a cui non riesca a guardare attraverso – solo l’odore di fuoco che brucia e la sensazione d’inferno scaturito dalle sue stesse dita riesce a dargli una parvenza di sollievo.
È tutto distorto, da quando è comparso Lui.
Sì, così, sfogati. Ogni fiamma che scagli è fuoco che arde in mio onore.
Ma in fondo va bene così, pensa Haalathien.
Che si prenda la sua anima, che ne faccia quel che vuole. Che la accartocci, la dipinga di nero, la riduca in cenere, la stropicci un po’ di più ogni notte che passa. Che faccia di lui quello che vuole, che lo renda la punta di lancia del suo esercito o solo il primo dei suoi perversi esperimenti.
Può fargli quello che vuole.
Basta che non si porti via tutto il resto. Basta che fra le sue dita continui a bruciare questo fuoco.
Perché, quando tutto sarà finito, la vuole radere al suolo, questa città.
Sì, così.
La vuole vedere in cenere, l’ultima, più grande creazione di suo padre.
Io e te. Guarderemo questo mondo bruciare.
E poi potrà bruciare anche lui. Senza lasciare traccia di sé su questo mondo.
Finalmente in pace.