picavasnormandy: (omgwtf)
[personal profile] picavasnormandy
Fandom: Star Trek TOS
Pairing: Kirk/Spock
Rating: NSFW
Avvertimenti: D/s, spanking, AU (tutto uguale ma con Spock pre-riforma), OOC
Wordcount: 4303
Cosa sto per leggere: Spock pre-riforma che domma Kirk per tenere sotto controllo i suoi istinti, ma è scritta senza ispirazione e poca voglia just because cow-t (prompt 'oscurità'), quindi evitatela pls </3 also non betata e nemmeno riletta - insomma, state alla larga


Inghiottito nel nero di una benda sugli occhi, per Jim esiste solo ciò che le sue estremità possono toccare. Contro le ginocchia, piegate sotto il peso del corpo, il tappeto ruvido ed essenziale della sua stanza da Capitano, unico indizio che lo aiuta ad orientarsi ora che il mondo rinchiuso fra queste quattro mura ha perso luci e colori. Alla base della schiena, invece, premute contro la pelle nuda, due cinghie spesse avvolte attorno ai polsi incrociati, e poi più su, lungo tutta la spina dorsale, a fior di pelle, una laccio più sottile che risale in mezzo alle scapole, ricongiungendosi con il collare che porta stretto al collo – un regalo di Spock, il suo preferito. E poi la percezione più vivida, quella che ingombra quasi tutti i pensieri perché fatta d'assenza insopportabile, in mezzo alle coscie, spalancate, esposte, bisognose d'essere toccate.
Una ciocca sfuggita all'ordine maniacale dei suoi capelli gli pizzica la fronte e gli ricorda della sua totale impotenza, e Jim pensa per un attimo che deve sembrare un disastro adesso, inginocchiato chissà dove al centro della sua stanza, la stessa che sfoggia il titolo di Capitano fuori dalla porta, con le braccia legate dietro la schiena, un'erezione rimasta dolorosamente intoccata per troppo tempo ed un collare decorato con fili d'argento che vorticano nelle curve eleganti e complesse della lingua vulcaniana, iscrivendo sul suo collo la parola che per prima lo ha legato a Spock – t'hy'la.
Spock è da qualche parte che lo osserva, come sempre rintanato nei suoi silenzi. Jim ha cercato di tenere il conto dei secondi che sono passati dall'ultima volta che l'ha sentito muoversi, ma i pensieri hanno iniziato a sovrapporsi quando gli istanti sono diventati minuti, e i minuti si sono dilatati come patine opache sul suo corpo esposto, abbandonato a sé. Eppure, per tutto il tempo, Jim non ha osato fiatare – in fondo è questa la regola di oggi: non fare rumore, non muoverti, e sta iniziando a dubitare che anche Spock abbia deciso di obbedirle.
Poi, però, un passo. E' piccolo, e Jim lo capisce perché gli sembrano passate ore dall'ultima volta che un rumore ha rotto il silenzio, e riesce a sentirlo così chiaro e vivido che quasi i suoi occhi vedono Spock scivolare in avanti con l'urgenza di un predatore e assieme il bisogno di trovare un contegno che imbrigli ogni altro istinto, e vedono anche la sua tunica nera scivolare sul pavimento quando il rumore ovattato e leggerissimo del tessuto gli sfiora i timpani.
Jim chiude gli occhi dietro la benda e stringe le dita in anticipazione, e Spock non lo lascia attendere a lungo: preme la suola liscissima degli stivali contro la sua coscia, quasi saggiando la pelle, e all'inizio è solo un tocco distratto che ha lo stesso spessore di un'illusione sfocata, poi la pressione si fa più decisa, si fa reale, e Jim inizia a sentire il corpo protestare contro l'immobilità. Si costringe a rimanere fermo, però, persino quando la punta della scarpa risale la coscia per fermarsi poco più su, e lì inizia a spingere, come se volesse sfidare i muscoli tesi ed affondare nella carne. Jim stringe i denti e sopporta, lo lascia fare una, due volte, prima che la pressione si trasformi ancora in carezze ruvide e lui possa ingoiare un sospiro di sollievo.
Non dura a lungo, però. Il contatto si interrompe prima che Jim possa essersi abituato a una presenza così ingombrante, così vicina all’erezione turgida, e per un attimo, quando la scarpa scivola via dal suo corpo, lasciando di nuovo la pelle orfana di sensazioni da rincorrere per non sentirsi troppo nuda, Jim si sorprende a rimpiangere il dolore di poco fa, la sua disperazione immobile. Eppure gli manca per poco: la suola torna a cercare il suo corpo, e questa volta è un colpo più che una carezza, e ha tutta l’intenzione di smuovere, di disancorarlo da terra e spingerlo indietro, con la stessa violenza un po’ cruda, spesso inattesa, che ha visto tante volte sporcare  l’altrimenti impeccabile maschera d’impassività del vulcaniano.
Finisce con le spalle premute contro il bordo del letto, il busto dolorosamente stiracchiato all’indietro ed uno stivale ancora imputato contro il petto – eppure l’unico pensiero che riesce a tenerlo lucido è quello d’esser riuscito a mordersi la lingua in tempo per non dar voce al sussulto provocato della spinta e dall’impatto. Gli ci vuole una manciata di istanti, ma quando finalmente riesce a distendere di nuovo il respiro, ad abituarsi alla punta sorda di dolore proveniente dalle gambe piegate e tese sotto il resto del corpo ormai privo d’equilibrio, Spock torna a reclamare i suoi spazi, e lo fa impuntando senza garbo le gambe attorno ai suoi fianchi. Jim vorrebbe, più di ogni altra cosa, avere occhi per ricambiare l'occhiata liquida e pulsante con qui immagina lo stia sovrastando in questo momento, e invece deve accontentarsi di distendersi piano, senza lasciarsi scoprire, verso le sue gambe divaricate sopra di lui come un abbraccio che gli concede solo di essere sfiorato, niente di più.
Poi, senza far rumore, facendo attenzione a sfiorarlo appena, Spock si sporge su di lui. Jim sente fili di capelli sottilissimi scivolare oltre le sue spalle e pizzicare le proprie. Schiude piano la bocca per prendere fiato, e Spock sembra gradire, perché un paio di dita gli toccano la curva delle labbra prima di spingere un po' più a fondo, scivolando fra i denti fino a sfiorargli la lingua. Jim rimane immobile per alcuni secondi – troppo pochi, molti meno di quanto il suo aucontrollo gli avrebbe imposto – prima di convincersi a spingere la lingua contro la punta delle due dita e poi fermarsi di nuovo. Spock lo lascia attendere con il respiro in gola, ma alla fine lo sente muoversi e cercarlo ancora – e Jim non si lascia pregare. Lo intrappola fra le labbra ed allunga la lingua fino a trovare le sue nocche, le lecca piano, senza fretta, restituendogli tutto il tempo in cui l'ha lasciato nudo ad attendere che anche solo l'eco di un rumore lo scuotesse dall'oscurità. Quando Spock si sporge ancora verso di lui, i suoi capelli precipitano leggirissimi contro le sue spalle. Jim lo sente così vicino da poter giurare di avvertirne il respiro farsi appena più roco contro la spalla, e poi le regole cambiano di nuovo. Un pugno di dita si avvinghia attorno ai suoi capelli e trascina il suo capo indietro, facendolo affondare ancora di più contro il materasso. Fa male, non c'è alcun riguardo nel gesto, e Jim decide di fermarsi per un attimo per raccogliere aria e raccogliere i pensieri – per lasciare a Spock il tempo di decidere cosa fare di lui.
E' Spock, però, a non lasciare il tempo a lui di respirare. Jim sente lacrime bagnare le ciglia quando il pugno stringe la presa attorno ai capelli e lo costringe ad inclinare ancora di più il collo – poi un paio di dita che accarezzano la giugulare in un gesto fugace, predatorio ma a modo suo contenuto. Un attimo dopo uno strattone, la mano avvinghiata alle sue ciocche lo trascina di nuovo su e Jim riesce quasi a sentire l'adrenalina elettrizzare le dita premute contro la nuca. Decide di non concedere a Spock nemmeno un verso di sorpresa quando sente la punta della sua erezione sfiorargli le labbra – non sarebbe sincera, dopotutto, perché si aspettava che sarebbero arrivati a questo – e invece schiude la bocca per accoglierla contro la lingua. Spock spinge senza cortesia, prima il bacino e poi la sua testa, concedendosi un grugnito liberatorio, eppure non sembra intenzionato a lasciargli spazio di manovra. E' lui a decidere quando far scivolare l'erezione sulle sue labbra, e quanto a lungo lasciarlo riprendere il respiro (mai abbastanza, ma questo Jim non ha intenzione di ammetterlo), così come è lui a decidere, dopo istanti che sembrano non avere mai fine, di allontanarsi per lasciarlo di nuovo vuoto, con le labbra gonfie ed umide, la bocca spalancata alla ricerca di tutta l'aria da recuperare.
"Alzati," lo sente soffiare, e la sua voce riesce a cancellare ogni altra percezione. Sente una mano accarezzargli il collo prima di scivolare sul collare, indugiarvi per un poco prima di infilare le dita nell'anello di ferro e tirare. Questa volta il gesto è più garbato, e Jim respira piano, a labbra schiuse, mentre la mano lo trascina nuovamente con la schiena dritta, una fitta di dolore che gli fa tremare appena le ginocchia – niente che non abbia mai sopportato prima.
Si rialza adagio, ritrovando a fatica la forza di distendere le gambe, eppure non dubita per un attimo che Spock non sarà pronto ad afferrarlo se dovesse sentirsi cedere in qualsiasi momento – lo sente nella premura con cui le sue dita rimangono avvinghiate all'anello del collare, offrendogli l'appoggio necessario a spingersi verso l'alto, respiro dopo respiro, fino a quando non si ritrova finalmente in piedi.
C'è una pausa, piccola, distesa, e poi, "Voltati," lo sente sussurrare di nuovo, e questa volta la sua voce è così vicina da scivolargli sulle guance. Jim trema appena – questo se lo concede, non può davvero farne a meno – e si sforza di obbedire. Lo fa a passi piccoli, e Spock aspetta per tutto il tempo necessario, senza interrompere il silenzio né sfiorarlo se non quando finisce per dargli le spalle. Le sue dita lunghe gli scivolano addosso sottili e leggere come gocce di pioggia fine, tracciando curve che partono dall'attaccatura del collare e indugiano un poco sulle spalle prima di scendere lungo un braccio e poi spostarsi sul fianco, solleticandolo appena in punta di dita e costringendolo a trattenere il respiro. Si adagia distesa sulla coscia, alla fine, la sua mano. Jim trema piano quando la sente spingersi verso l'interno, eppure è determinato ad obbedire alla loro regola fino alla fine. Le dita si chiudono appena sotto il ginocchio e spingono piano, lasciandogli intendere l'intenzione; Jim capisce, e solleva la gamba guidato dalla mano di Spock. Finisce con un ginocchio impuntato sul bordo del materasso e la schiena appena sporta in avanti, completamente esposto agli occhi di Spock.
La mano lo abbandona per un istante che si stiracchia interminabile, ma poi torna a cercarlo, a reclamare spazi. S'insinua fra le natiche spingendosi pericolosamente vicino alla sua apertura, la punta di un dito umida e fresca che lo fa sussultare più forte di quanto avrebbe voluto. Si morde immediatamente la lingua quando sente Spock irrigidirsi dietro di sé e poi la mano ritirarsi frettolosamente. Lo sente vicino, dannatamente vicino quando le sue labbra s'accostano al suo orecchio per sussurrargli, "Cosa ti avevo detto, Jim?"
Ma Jim non osa rispondergli. Conosce la risposta, e conosce anche la punizione. Per questo, nel momento in la presenza di Spock smette di pesare contro le sue spalle per farsi poco più dell'ombra di un ricordo, Jim stringe gli occhi e raccoglie le braccia dietro la schiena, i polsi vicini ed i pugni stretti, in anticipazione.
Il primo colpo lo coglie impreparato, nonostante tutto – nonostante non sia nemmeno la prima volta. Si sporge appena in avanti, premendo il ginocchio contro il materasso, ma dalle sue labbra non sfugge alcun verso che possa tradirlo, questa volta. Spock lo colpisce una seconda volta, sullo stesso punto, e Jim riesce quasi a sentire la pelle delle natiche accendersi di rosso, il colore raccogliersi vivace sotto le dita del vulcaniano che lo colpisce una terza volta – questa volta sul lato opposto, strappandogli un respiro strozzato in gola che ingoia come il precedente. Arriva un quarto manrovescio, poi un quinto, un sesto, e ad ogni colpo ricevuto l'attesa del successivo si assottiglia e il dolore si distende sul suo corpo come a volerci fare il nido, esplodendo sotto la forza del vulcaniano per poi pulsare pungente nella sua assenza.
(Anche se Jim sa benissimo che Spock potrebbe fargli del male – male sul serio – anche solo sfruttando metà dell'impeto che il suo corpo gli concede, e si sente un'adrenalina strana addosso al solo pensiero, e ogni schiaffo diventa un gemito che vorrebbe regalargli per fargli capire quanto il dolore che gli sta dando riesca ad eccitarlo, eppure al momento non esiste niente di più importante delle regole che gli ha dato lui, perciò non ha intenzione di disobbedire una seconda volta)
Ventitre colpi, poi una pausa che si dilata abbastanza a lungo da lasciare che il silenzio venga riempito dei loro respiri affannati. Il dolore gli rimane appiccicato addosso come il colore che immagina abbia preso la sua pelle, eppure ormai gli pare quasi che si mescoli assieme a tutte le altre sensazioni, amplificandole e facendole pulsare a loro volta.
Fra tutte, la più vivida e disarmante è quella della voce di Spock che torna a sfiorargli una guancia. "Bravo, mi sembra che tu abbia capito," soffia, e Jim combatte a fatica ogni istinto di distendersi contro di lui, fosse anche solo per il piacere che troverebbe nel lasciarsi annullare dalla sua presenza. Riesce a trattenersi, invece, e forse Spock decide di premiarlo quando torna ad insinuare un dito fra le sue gambe, questa volta senza lasciargli il tempo di interromperlo e premendo subito contro l'apertura. Jim lo accoglie dentro di sé con le labbra spalancate, ma non un suono che sfugga da esse – solo aria, nient'altro che quella per compensare ogni respiro che gli toglie quando le sue dita – sono improvvisamente due, adesso – affondano fino alle nocche, così lunghe da farlo sentire pieno già così, senza bisogno d'altro.
"Ti meriti una ricompensa," glielo sussurra vicino all'orecchio. Le dita spingono più a fondo, addolcite solamente da un bacio in punta di labbra che gli si posa fra le scapole, leggero, fin troppo breve. Jim chiude gli occhi, le dita sbiancate ed ogni speranza di riuscire a riempire i polmoni di nuovo che svanisce ad ogni spinta – una, due, tre ancora, poi un respiro strozzato attorno allo sgomento di sentir trascinare fuori le dita senza alcuna gentilezza.
"Sul letto," sente dietro di sé la voce roca di Spock raschiare contro la gola, e quasi gli sembra di poter toccare la sua eccitazione, quell'impeto crudo, bestiale che il suo popolo gli ha lasciato in eredità, e che ogni volta decide di riversare su di lui nella maniera più gentile che conosce. Jim obbedisce sollevando anche l'altro ginocchio per gattonare al centro del letto, e passano pochi istanti prima che un peso si aggiunga al suo, sul materasso. Questa volta Spock non si lascia desiderare: gli lascia baci ovunque sulle spalle, prima piccoli, appena calcati contro la pelle, per poi saggiare un po' più a fondo, con la lingua e poi con i denti, ancora senza l'intenzione di fare male. Jim getta il capo all'indietro alla ricerca del suo calore, ormai incapace di trattenere il petto che si solleva disperato ad ogni affondo di respiro – non aiuta l'erezione di Spock che gli preme contro le cosce, né il pensiero di averlo finalmente nudo contro di sé dopo averlo sentito parlare di ricompense.
C'è un momento in cui Spock lo accoglie contro di sé stringendolo in un abbraccio possessivo che gli lascia appena lo spazio per respirare. Jim si abbandona con la nuca e le spalle contro di lui – si prende tutto quello che l'altro decide di concedergli, perché sa che non durerà a lungo. E infatti passano pochi istanti prima che le braccia di Spock si sciolgano attorno al suo corpo e le sue mani scivolino giù, assaggiando la pelle. Jim lo sente affondare il viso in mezzo ai suoi capelli e aspirare a lungo mentre cinque dita si avvinghiano attorno al suo fianco e le gemelle scompaiono da qualche parte fra i loro corpi. Non deve passare troppo tempo prima che Jim si accorga di quello che sta succedendo: la mano stretta contro la sua pelle serve a tenerlo fermo mentre l'altra guida l'erezione di Spock in mezzo alle sue gambe, premendo contro l'apertura.
Spock gli mordicchia la punta dell'orecchio prima di soffiargli contro, "Allarga le gambe, Jim," e Jim non è del tutto sicuro di ricordare come si fa a comandare il corpo quando per un attimo si sente soffocare, come se potesse sciogliersi nella sua voce sporca e bollente solo con questo. Eppure, "Jim," si sente ammonire, e trema piano nell'incapacità di muoversi davvero. "Ho detto allarga le gambe."
Ci riprova, Jim. Un respiro alla volta, spinge con le forze che riesce a raccogliere, ma Spock, lo sa, perde in fretta la pazienza.  E' lui infatti a spingere un ginocchio fra le sue gambe e ad allontanarle quanto basta da permettergli di penetrarlo con un gesto secco del bacino. La frizione è ruvida persino alleviata dal lubrificante, e lo costringe a stringere i denti per ingoiare una prima fitta di dolore, che pure si fa immediatamente più sopportabile quando Spock si ferma ad abbandonargli un bacio fra le scapole, appena sotto il collare. Prende a scoparlo senza fretta, spingendosi fino in fondo dentro di lui prima di scivolare fuori e lasciargli marchi altrove – denti affondati nella pelle morbida delle spalle, unghie che segnano avide linee interrotte lungo la spina dorsale, la lingua che lo accarezza ovunque riesca ad arrivare per non lasciare intoccato nemmeno un centimetro di pelle. Jim raccoglie a fatica il respiro ogni volta che una spinta affonda un po' più in là, con appena più forza di quella prima, eppure diventa sempre più difficile contenere i versi che gli montano in gola, che sente quasi vibrare d'impazienza contro il palato. Trattiene il respiro quando Spock lo preme in avanti, facendogli perdere l'equilibrio, solo per poi trattenerlo con forza per le cinghie che gli tengono legati i polsi e riprendere a penetrarlo così, in preda a una frenesia crescente ad ogni spinta. Non ci vuole molto prima che la stretta attorno alle sue braccia ceda e Jim si ritrovi con il viso affondato nel materasso ed il petto agitato di Spock premuto contro la schiena e le braccia legate. Le sue labbra lo sfiorano ovunque prima di scivolare altrove, senza fermarsi mai abbastanza sulla sua pelle – si sente bruciare, si sente elettrico di piacere, ed un pizzico di dolore e del bisogno assurdo, assordante, di aprire la bocca e liberarsi di tutta l'eccitazione che si sente vibrare nel petto e in gola e in mezzo alle gambe.
Una mano torna a cercarlo, si sente strattonare per il collare e di nuovo l'aria rimane incastrata in gola, ma dura un attimo. Non ha idea di come accada, ma la stanza si capovolge attorno a lui e in un attimo sente affondare le spalle contro i cuscini e cinque paia di dita afferrargli ruvidamente le cosce per spalancarle di nuovo, lasciandogli anticipare una nuova intrusione.
"Puoi fare rumore, adesso," sono solo quattro parole, eppure Jim si sente esplodere. Spalanca le labbra e spinge il bacino incontro alle spinte di Spock, indecente e disordinato, così come indecenti sono i versi che iniziano a scivolare fuori dalle labbra. Cerca con tutte le forze di sporgersi contro di lui, perché vuole che senta, vuole che i suoi gemiti sporchi e disperati gli attraversino i timpani per imprimersi a fuoco contro la scatola cranica, così che possa rimpiangere di averlo costretto al mutismo fino ad ora. Spock non ne vuole sapere, però - lo blocca e lo spinge di nuovo contro i cuscini, senza grazie, e Jim lo sente sporgersi verso di sé quando i suoi capelli gli scivolano addosso, ai lati del viso, come le carezze che lui di rado gli concede. "Come c'è da aspettarsi dal Capitano Kirk," la sua voce gli si scioglie addosso, contro le guance bollenti, e Jim si divincola per sporgersi verso il suo viso, alla ricerca disperata di un bacio che non otterrà. "Ma qui dentro, adesso, tu non sei niente, Jim. Sei solo mio."
Jim lo sa così bene, eppure non riesce a trovare pace sotto il suo corpo agitato. Solleva il bacino e spinge, e geme ancora più forte, e divincola le braccia dimenticando di averle legate perché vorrebbe solo allargale attorno alle sue spalle, adesso, avvinghiare le unghie alla sua schiena e trascinarselo così vicino da non riuscire più a riconoscere la differenza, fra loro.
"T'hy'la," lo sente soffiare un'ultima volta, e poi le sue dita premono sul suo viso.
Per Jim, ogni volta, è come fare un salto nel buio senza sapere se sotto di sé troverà il vuoto oppure un suolo morbido ed accogliente a raccogliere la sua caduta. Non c'è delicatezza o riguardo nel modo in cui due menti si allacciano, strappate ciascuna dal proprio bozzolo sicuro e gettate in pasto all'oblio. Fra i pensieri di Spock, in particolare, si annida tutto ciò che la sua ostentata apparenza di cruda freddezza non lascia vedere agli occhi del mondo: Jim ci ha visto mille colori, vivivissimi ed accecanti, quasi spaventosi nelle loro tinte violente. Ci ha visto emozioni così forti da diventare pericolose, ha toccato la sua rabbia, le sue paure, un bisogno assordante di appagare gli istinti, e si è domandato come faccia a sopportarli tutti quanti ammassati nella propria testa se non incasellandoli con quella sua maniacalità un po' cruda e schietta, ma tutto sommato efficiente. Jim ci ha camminato così tante volte, negli angoli più oscuri della sua mente, che ormai ha smesso di perdersi, e ha invece iniziato a ricordare quali fili seguire per trovare piccole chiazze di luce, di quei colori un po' più tenui che a Spock sembrano piacere così tanto, come fossero piccoli tesori incastrati nel buio della sua mente. E' lì che decide di rannicchiarsi, dove il rosso pulsa al posto del nero, ed il calore tiepido e confortevole di un abbraccio sincero, carico d'amore, lo raccoglie a sé.
Quando Jim riapre gli occhi, Spock lo sta stringendo a sé con il fiato pesante, la nuca abbandonata contro la sua spalla e le dita ancora rigidamente impuntate contro il suo viso. Jim le scansa prima di rincorrerle con le labbra, catturandone un paio in bocca ed assaggiandole piano con la lingua, lasciando vibrare gemiti piccoli ad ogni spinta con cui Spock lo sta ancora penetrando. E' lui il primo a venire, non appena le dita di Spock avvolgono la sua erezione come in una tacita concessione. Schiude le labbra e sussulta spingendosi senza pudore contro i suoi fianchi, e sente Spock impuntarlo contro il materasso e spingere più forte, strappandogli un singhiozzo strozzato che muore attorno alle dita del vulcaniano che tornano a premere contro le sue labbra, avide delle loro carezze. Spock raggiunge l'orgasmo poco dopo, spendendosi dentro di lui come ogni volta prima di acciasciarsi pesante sul suo corpo ormai inerme, agitato solo dai respiri che gli rimbombano nel petto.
Spock è il primo a rialzarsi, sempre. Non lo lascia mai aspettare troppo a lungo; Jim lo sente scivolargli via di dosso quando ha ancora il respiro interrotto dall'orgasmo appena speso, e c'è sempre un bacio piccolo ed intimo posato sulla punta della sua guancia a dargli il bentornato. Jim sorride piano ma non ha davvero la forza di fare nient'altro, quindi lascia che sia Spock a prendersi cura di lui. Finisce a pancia in giù sul materasso, ma questa volta sono gesti accorti e precisi a muoverlo. Spock slaccia il collare per primo, quasi in punta di dita, baciando i segni rossi che sbiadiranno più in fretta di tutti gli altri. Posa poi altri piccoli baci lungo tutta la spina dorsale, tracciando l'ombra del laccio che si congiunge con le cinghie ai polsi, e alla fine li libera con gentilezza, ricoprendoli di massaggi e baci in punta di labbra. Adagia piano le braccia distese lungo i suoi fianchi e le lascia riposare contro il materasso, e il respiro di Jim ha finalmente ritrovato un ritmo più disteso, i suoi muscoli liberati da tutta la tensione di poco fa. Rabbridisce solo quando le labbra di Spock si posano sulla curva mordida delle natiche, ma fa male solo per poco, prima che i baci leniscano il rossore dei segni che gli ha lasciato colpendolo.
"Spock."
C'è sempre un momento in cui deve richiamarlo se lo vuole di nuovo accanto a sé. Spock si raddrizza su di lui come una bestia sull'attenti, guidata dall'unico suono della sua voce, e gli scivola vicino, disteso, accogliendolo fra le braccia per rigirarlo sulla schiena. Quando gli sfila la benda dagli occhi, la luce della stanza è così fioca che quasi sente una punta di sollievo distendergli il petto. Decide che la prima cosa che vuole fare è sporgersi verso le sue labbra e prendersi il bacio che ha rincorso per tutto questo tempo.
"Jim," lo interrompe Spock, eppure gli rimane così vicinoche le loro labbra non smettono di sfiorarsi. "Dovresti riposare."
Jim annuisce cercandolo con gli occhi stanchi, eppure non si trattiene dall'allungare una mano per per accarezzargli il viso, accompagnare una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Sei stato bravo, Spock," gli dice, lasciando scivolare il braccio attorno alla sua spalla per trascinarlo giù con sè. "Non mi hai fatto male nemmeno una volta."
Spock si distende accanto a lui, annuendo debolmente contro i cuscini. "Non potrei mai farti male. E tu sai come fermarmi se mai dovesse succedere, t'hy'la."
Jim allunga le gambe per intrecciarle con le sue. Spinge piano la fronte la sua spalla, accoccolandosi un po' più stretto nel suo abbraccio. "Lo so." Ha il petto leggero, e ormai ogni traccia di dolore gli sembra esser scivolata via dal corpo, sbiadita sotto il tocco lieve e garbato dei suoi baci – un lato di Spock che nessun altro conosce. "Ma solo felice che non ce ne sia bisogno," gli dice. Chiude gli occhi e decide che per oggi, dentro questa stanza, può obbedirgli ancora una volta, e senza altri pensieri scivola verso il sonno.

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