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 Fandom: Critical Role (campagna 2)
Personaggi: Molly, Yasha
Parole: 675
Rating: safe
Note: scritto per il cow-t 8, ultima settimana, prompt "giustizia"

"Sembra tutto così sbagliato." 

Molly guarda il vuoto, si rigira la spada fra le mani ma la sua mente è altrove, distratta da pensieri più urgenti. Yasha rimane silente al suo fianco per attimi che si stiracchiano infiniti. Non è mai stata di molte parole, ma quelle poche che riesce a dispensare Molly le ha sempre trovate utili, a modo loro. Yasha è una buona amica, e su questo almeno vuole credere di poter contare. 

"E' tutto sbagliato," ripete dopo un po', e scuote il capo, come a sottolineare l'incapacità di prenderne ancora atto. "Non doveva andare così." Solleva gli occhi e la guarda. "Non doveva." 

Gli occhi scuri della donna si riflettono nei suoi, immobili, e Molly blocca la spada nella mano destra, afferrandola per l'elsa. 

E alla fine, dopo quella che sembra un'eternità, Yasha apre bocca. 

"Cos'è che ti tormenta tanto, Molly?" Gli domanda solamente. La sua voce è pacata, come al solito, e le sue braccia spesse sono incrociate contro il petto. Non l'ha mai vista perdere il controllo né la compostezza, se non quando agita una spada con l'intento di uccidere – allora sì che fa paura davvero, Yasha. Eppure di lei si fida, immensamente più di molti altri. 

"Ti sarai accorta che abbiamo perso ogni cosa," le dice. "Il lavoro, una famiglia – tutto. E per colpa di quello... stupido rospo," scuote il capo, ancora e ancora, e si lascia sfuggire uno sbuffo nervoso, con tutte le parole – le imprecazioni – che gli rimangono incastrate in gola.  

"E' questo che ti angoscia?" Domanda Yasha. "Il lavoro? Ne puoi trovare un altro." 

"E' una seccatura." 

Yasha solleva un sopracciglio. 

"Ora ognuno se ne andrà per conto suo," continua Molly. "Mi ero abituato a questa vita." 

"Erano solo due anni che eri con loro," puntualizza Yasha. "Non può essere così terribile." 

Molly rotea gli occhi, si volta per darle le spalle e comincia a camminare avanti e indietro, coprendo tutta la lunghezza della tenda. Chissà per quanto ancora rimarrà in piedi, prima di essere smontata, caricata sulla carovana del circo e sballottata verso la prossima città. Chissà se lo vedrà mai, un altro festival, ora che le cose stanno così. 

"Mi sembra che tu ti sia fatto già altri amici, no?" La voce della donna interrompe di nuovo i suoi pensieri. Molly si ferma e si volta verso di lei. 

"Amici," ripete, sprezzante, con un sorriso che guizza fra le labbra. "La trovo quanto meno un'iperbole." 

Yasha sorride piano, senza fare rumore, e Molly sa che anche lei la pensa allo stesso modo.  

"Per un po' possono andare bene," gli dice. "Finché non ti sistemi di nuovo." 

Molly sospira piano, socchiudendo gli occhi. Gli fa male la testa. E continua a risuonargli in testa il pianto disperato di Toya una volta scoperta la testa mozzata di Kylre – Kylregli fa strano persino ripetersi in testa il suo nome, ormai, come se non in fondo non avesse diritto ad averne uno. È triste quanto in fretta si possano dimenticare gli amici, quanto facilmente si possano disfare le famiglie, quando l'odore di morte s'insinua nell'equazione.  

"Non è stato facile uccidere uno di noi," ammette alla fine, nel silenzio della tenda, e Yasha annuisce senza far rumore, come a dirgli: Lo capisco. "Nonostante tutto, non è stato facile." 

"Non potevi farci altro," le dice lei, e Molly lo sa bene, ma questo non basta ad alleggerire il peso che si sente gravargli sul petto. "Kylre ha ucciso. E' stata fatta giustizia." 

Molly annuisce, ma vorrebbe avere la forza di crederci davvero. Le sorride piano prima di avvicinarsi. Quando chiude gli occhi le loro fronti sono unite, e Molly sa che è arrivato il momento di salutarsi. 

"Sarà più facile, col tempo," sono le ultime parole che gli sussurra Yasha, prima di staccarsi e sparire oltre la tenda. Molly lo spera – lo spera davvero. E quando i loro cammini si incontreranno di nuovo - perché è sicuro che succederà - forse si sentirà il cuore più leggero per poterle dire che ha ragione.  

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Fandom: Critical Role (campagna 2)
Pairing: Beau/Yasha
Parole: 756
Rating: safe
Warning: modern AU
Note: scritta per il cow-t ultima settimana

«Eddai» è un lamento quasi miagolato contro il collo di Yasha. «Eddai. Eddai eddai eddai.»

Se esiste nulla di certo a questo mondo, è che la sua ragazza è un’enorme rottura di cazzo, quando ci si mette – e Yasha deve riconoscere suo malgrado che Beau ci si metta con una certa frequenza, a tentare di farle perdere la pazienza.

«Beau, no» sibila, roteando gli occhi ed allungando una mano per spingerla via sulla panchina sulla quale sono appollaiate ormai da un po’. Beau si lascia allontanare quanto basta a darle l’illusione di esser riuscita finalmente a farla tacere, quindi torna ad opporre resistenza riversando tutto il proprio peso contro di lei. Mugugnando un lamento fra i denti.

«Mmmmheddai, ma che vuoi che sia?»

Yasha sbuffa, scuote la testa, e ormai ha perso il conto di quante volte ha ripetuto questo stesso gesto nell’ultima mezzora. Maledetto l’istante in cui le è venuto in mente di proporre a Beau una passeggiata nel giardino del campus, un disastro annunciato che avrebbe dovuto ormai imparare a prevedere.

«Ho detto no. Guarda che ora mi alzo e me ne vado se non la pianti» la allontana di nuovo, e lei si inarca come un gatto sfuggendo al suo tocco, tornando in men che non si dica a spalmarglisi addosso. «Beau…» mormora ormai senza più la forza di opporsi, sperando che lei colga tutta l’esasperazione raccolta nella sua voce. Non succederà, lo sa, ma a questo punto non le è rimasto più molto altro in cui sperare.

«Uno solo» la sente pregare, «Piccolo piccolo» e quando abbassa gli occhi Beau la sta osservando dal basso, aggrovigliata ai suoi fianchi e con il mento appoggiato contro il suo petto, gli occhi grandi e supplichevoli come quelli di un cerbiatto.

La odia quando fa così. La odia, e Beau lo sa benissimo – sa benissimo che vorrebbe baciare quel suo adorabile visino da stronza, ma non lo farà. Non gliela darà questa soddisfazione.

«No» le ripete, irremovibile, ricevendone in risposta un broncio di tutto rispetto.

«E allora sai cosa ti dico?» fa Beau, con le sopracciglia inarcate ed un principio d’offesa nell’espressione a cui Yasha non crede nemmeno per un istante – al contrario, l’esordio la allarma alquanto. «Che io lo faccio lo stesso.»

«No, Beau—No!»

Ma è troppo tardi. Beau aggrappa entrambe le mani alle sue spalle, le si spinge addosso e solleva un ginocchio per scavalcarla, finendole a cavalcioni sulle gambe senza troppa difficoltà. Yasha fa appena in tempo a puntare gli occhi nei suoi e a scorgere il ghigno malizioso che gli increspa le labbra, che Beau si sporge in avanti per soffocare quel che rimane della sua imprecazione fra le labbra di entrambe, premute una contro l’altra.

«--Ma porco cazzo!»

Inveisce Yasha tutto d’un fiato quando l’altra si sposta – o meglio, quando se la strattona via di dosso che l’altra è già piegata in due dalle risate.

«Sei tutta rossa, amore!» La sente esclamare, e se possibile si sente le guance avvampare ancora di più.

«Sei una cazzo di stronza» ringhia fra i denti, e Beau ride ancora più forte, eppure questa volta non ce la fa davvero a cacciarla via quando questa le si accascia addosso stringendo le braccia attorno al suo corpo – al contrario, le affonda il naso nel collo e lo strofina nervosamente contro la sua pelle, affogando nel suo profumo. «La prossima volta che lo fai ti ribalto. Ci avrà visto tutto il campus» borbotta imbarazzata, eppure continua a stringersela addosso.

«Yasha, dubito che tutto il campus abbia qualcos’altro da vedere, ormai» le dice baciandole il collo distrattamente.

«Smettila.»

«Costringimi.»

Yasha sbuffa. «No, che poi ti piace.» La sente ridacchiarle addosso. «Ma quando torniamo in camera ti faccio vedere.» Le vibra tutta quanta addosso. Fa le fusa adesso, la sua ragazza, come se non fosse già abbastanza assurda per conto suo.

Yasha sospira piano, e pensa che in fondo non ha poi così tanta voglia di alzarsi da questa panchina. Che forse può sopportare gli sguardi degli altri studenti un po’ più a lungo, se questo significa perdersi ancora nel profumo della pelle di Beau, nella sua voce soffocata contro la pelle come se appartenesse solo a lei, nelle sue mani che non si stancano mai di cercarla, in questo abbraccio che per qualche motivo non le ha mai dato fastidio come tutti gli altri.

La stringe, e quando Beau la bacia per la seconda volta, Yasha si dimentica di dirle di no. E assaggia le sue labbra, dimenticandosi di tutto il resto.


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Fandom: Critical Role (campagna 2)
Ship: Molly/Caleb
Rating: safe
Parole: 1677
Note: scritta per il cow-t 8, ultima settimana, prompt "safe+slash"


L'aria di questa serata di festa è frizzante, satura di voci e risate e delle note degli strumenti musicali che si rincorrono guidando i corpi in danze spensierate che fanno sembrare la morte e gli orrori dei giorni appena trascorsi solamente dei ricordi lontani, sbiaditi e facilmente accantonati fra mille altri pensieri di poco conto. Non è così, e ciascuno di loro lo sa - come potrebbero aver dimenticato così in fretta, dopotutto? - eppure c'è qualcosa di stranamente liberatorio nell'osservare tutte queste persone rimaste ormai orfane della propria semplicità e monotonia sublimare un simile lutto celebrando la vita nel migliore modo che esista: con del buon cibo, i bicchieri strabordanti di vino e musica a tenere lontana la consapevolezza di tutto quello che è andato ormai perso.

Caleb è rimasto tutta la sera ad osservare in disparte, in compagnia solamente delle ombre lunghe e scure che danzano proiettate dai fuochi allestiti al centro della piazza. Non gli pesa la solitudine, non questa notte, non quando il mondo di fuori gli sembra così distante, così alieno che potrebbe semplicemente chiudere gli occhi e scivolare via, lontano, non sa bene dove ma non gli importa nemmeno. Ha stretto la mano di Nott per un po’ per non perdersi del tutto, ed è bastato, eppure Caleb sa anche che più di questo – più che rimanere ancorato alla realtà senza concedersi lo sforzo di farne parte davvero – non può costringersi a fare in una serata come questa. Tutto quello che può permettersi ora è di trascinare fuori un libro dall’interno della giacca logora e immergersi nelle sue parole, lasciarsi portare altrove, svuotare la mente di tutto quello che è successo e riempirla di pensieri che non possono e non devono perseguitarlo – cancellare le fiamme e la cenere e sostituirla con gli insegnamenti rassicuranti dei suoi studi arcani.

O questo sarebbe il suo piano, almeno.

«Siamo ancora poco inclini ad abbandonarci ai festeggiamenti, vedo.»

Gli ci vuole un istante di troppo a riconoscere la voce, assorto com’è nella lettura, ma non appena solleva gli occhi dal libro e li sposta sul posto non più vuoto accanto a sé sulla panchina, il suo suono ormai divenuto familiare si allinea con l’immagine di Mollymauk, e gli occhi di Caleb incontrano le pupille cremisi del tiefling, il suo busto ruotato per metà verso di lui, un gomito appoggiato sullo schienale e il suo sorriso ambiguo piegato da un lato.

Caleb si concede un attimo di pausa, lasciando che il suo silenzio sia il primo a parlare per lui, e solo dopo decide di degnarlo di una risposta.

«Dubito di aver mai dato l’impressione di una persona a cui piacciono le feste. Se così è stato, me ne rammarico e cercherò di essere più trasparente la prossima volta.»

Al suo fianco, per quanto non fosse affatto questa l’intenzione di Caleb, Molly si lascia sfuggire una risata leggera, così come leggera sembra essere sempre ogni questione che lo riguarda. Eppure Caleb sa bene, forse meglio di chiunque altro, che non esiste nulla di più ingannevole dell’apparenza.

«Trasparente, dici» ripete Molly, pensieroso, mentre Caleb lo osserva in silenzio accavallare le gambe e ciondolare il piede seguendo il ritmo della musica. Sembrava tutto così lontano fino a qualche attimo fa – le danze, la presenza dei suoi compagni, il ricordo di morte e fuoco ancora fin troppo vivido – eppure la presenza imprevista del tiefling pare aver riportato la realtà ad una distanza pericolosamente tangibile. Caleb non è del tutto sicuro di come sentirsi a riguardo. «Non è il primo aggettivo che mi viene in mente quando penso a te, se posso essere onesto» conclude Molly qualche attimo più tardi.

Caleb si volta e lo osserva con le sopracciglia alzate, giusto un poco più attento di poco fa, ed è una di quelle rare volte in cui il suo silenzio non riflette una specifica intenzione di ritardare la risposta, bensì è semplicemente sintono di mancanza di parole.

«Puoi esserlo» gli concede, ma solo per prendere tempo, e quasi si sorprende ad arrovellarsi sulla sua curiosa scelta di parole – quando penso a te, e non se. Si costringe in fretta ad allontanare il pensiero, come fosse un prurito fastidioso, e decide che forse è meglio lasciar morire qualsiasi discorso sul nascere – eppure, quando con la coda dell’occhio scorge Mollymauk distendersi contro lo schienale per rimanere più comodo, ha come l’impressione che il silenzio non durerà a lungo.

E infatti.

«Hai l'aria di essere uno che ha parecchi demoni che gli corrono piuttosto vicino alle calcagna» dice, ma senza guardarlo davvero, con lo sguardo un po’ perso sui corpi che ballano attorno ai fuochi.

«E' un'immagine piuttosto specifica» ribatte Caleb.

«Lo è» Molly si volta verso di lui e le sue labbra s’inarcano in un ghigno che Caleb fatica a decifrare. «E’ anche accurata?»

Non è facile evadere una risposta tanto scomoda quando la domanda è così sfacciata, quindi Caleb opta per il silenzio. Anche quello sa parlare per chi ha la pazienza di ascoltare, dopotutto.

Molly sospira. E’ uno sbuffo leggero, come l’accenno di sorriso che gli piega appena le labbra. «Non ti preoccupare troppo» gli dice, e Caleb sposta impercettibilmente lo sguardo verso di lui. «Hai degli amici adesso – o compagni, se preferisci» si corregge. «Puoi lasciare che ti guardino le spalle loro, no? Giusto qualche volta, per cambiare. Senza esagerare.»

Caleb stringe le dita attorno alle pagine del libro, gli occhi che per attimi interi sfuggono via, lontano, come lontano vorrebbe scivolare anche lui. Questa – questo sentirsi così nudo di fronte ad occhi di cui non si fida ciecamente – è una sensazione che non riesce a sopportare. Stringe le labbra ed ingoia a vuoto, respira piano come ha imparato a fare per non tradire il disagio che gli si agita nel petto e che gli incastra il fiato in gola.

Poi, senza fretta, mette insieme le parole.

«Non mi sembri la persona più incline a fidarsi del prossimo, non vedo perché dovrei accettare un simile consiglio da te.»

Non c’è astio né giudizio ad inquinare il tono della sua voce, solamente questo muro di freddo, razionale distacco di cui ha bisogno per tenersi stretti i propri spazi, per tenere le giuste distanze.

Molly si limita a ridere piano prima di tornare a guardare avanti a sé. «Touché» dice solamente, e per un po’ il silenzio torna a posarsi placido fra di loro – eppure è perso, ormai, e la mente di Caleb non vuole saperne di rimanere a tacere.

E’ lui ad interrompere la quiete.

«Qualsiasi cosa tu stia cercando di fare, ti chiedo per favore di smetterla. Sto bene, non ho bisogno di compagnia, a dirla tutta preferirei continuare a rimanere da solo» snocciola senza lasciargli il tempo di interromperlo, quindi si volta appena verso di lui. Non è facile cercare i suoi occhi, ma si sforza di farlo comunque. «Quello che sto cercando di dire è: non ti preoccupare, va tutto bene» stringe le labbra. Questa è una menzogna troppo grande persino per lui. «Starò bene» si corregge. E’ il massimo che può concedergli.

Molly distende le labbra sorridendo piano. Aspetta uno, due, tre secondi, quindi torna a guardare avanti. Quando schiude le labbra, lo fa per lasciarsi sfuggire un sospiro lungo e vocale, con quel suo sorriso sospeso ancora aggrappato alle labbra.

«Come vuoi» dice. «Non ti disturberò oltre» si volta, lo guarda. «Per questa sera.»

Caleb sospira a sua volta. «Apprezzerò lo sforzo, immagino.»

Molly annuisce, e fra le sue labbra torna a guizzare quel suo ghigno enigmatico.

«Non andare troppo lontano, Caleb» soffia, e quando Caleb si volta, appena sorpreso dalle sue parole, non lo trova più accanto a sé, sulla panchina, bensì già in piedi e pronto a congedarsi. Fa appena in tempo a dirottare lo sguardo in avanti, che si ritrova il suo viso pericolosamente vicino al proprio, il suo busto piegato in avanti, le mani impuntate ai fianchi.

Gli esplode il cuore in petto, e quando schiude le labbra non ha davvero idea di quali parole farvi uscire.

«Abbiamo tutti i nostri demoni, per quello che vale. Quando i tuoi saranno ancora così vicini, stai sicuro che sarò ancora lì per riportarti indietro.»

E’ sparita ogni traccia di sorriso quando Molly si sporge ancora di più in avanti, e Caleb trattiene il respiro, pietrificato, mentre le labbra morbide del tiefling si posano delicate contro la sua fronte, e poi, un istante più tardi, poco più giù, sulla sua guancia. Per qualche motivo gli torna in mente adesso che questo – labbra, un bacio, la sua voce di velluto – è il primo ricordo che ha dopo essersi risvegliato dalla trance. Questo, ed uno schiaffo. Ma pur sempre Molly.

«Ti lascio ai tuoi libri.»

La sua voce lo raggiunge a fatica, facendosi strada nel groviglio caotico di pensieri ed emozioni e sensazioni che iniziano ad affollargli la mente. Rimane con le labbra schiuse, le mani poggiate sulle pagine del libro, rigide e tremanti, e gli occhi persi su figure che non ha la testa né l’intenzione di decifrare.

Sente il petto agitarsi contro battiti insistenti quanto un tamburo da guerra, e non è una sensazione del tutto sconosciuta, eppure allo stesso tempo è diversa da qualsiasi altra sensazione simile gli sia capitato di provare fino ad ora. Non è come quando le fiamme hanno divorato il sacerdote nella tana della manticora, e nemmeno come quando si sente gli occhi della gente sgradevolmente puntati addosso, come se fosse lui il centro del mondo.

«Buona nottata, Molly» riesce solamente a sibilare, interi istanti più tardi, allo spazio ormai vuoto che è rimasto accanto a lui sulla panchina.

E si ritrova lontano, per qualche motivo – lontano da quest’aria di festa, ma soprattutto lontano dal fuoco e dalla cenere, lontano dai pensieri oscuri, lontano dalla morte. Da solo in compagnia dei propri pensieri, si domanda se quelle labbra lo perseguiteranno per il resto della notte, e nel domandarselo sente già di conoscere la risposta.

E per una volta, si dice, potrebbe quasi farsela andare bene. 



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Fandom: Critical Role (Campagna 2)
Personaggio: Nott
Parole: 545
Rating: safe
Note: scritta per il cow-t 8, ultima settimana

Di tutte le cose che Nott preferisce, la mano di Caleb che stringe la sua è una delle più importanti. )

Ci sono tante cose che adora, a dirla tutta, e ognuna di esse è importante a modo suo, come le pietre colorate e brillanti alle dita dei passanti che in un attimo riesce a far scivolare sotto le maniche, oppure la fiaschetta di liquore che nasconde gelosamente sotto la tunica scura, contro il cuore. La fa impazzire, ad esempio, rigirarsi le monete fra le dita, di rame, d'argento o d'oro, non importa, perché quello che le piace in realtà è saggiarne il peso inconsistente e pensare al valore esagerato che degli oggetti così piccoli e graziosi possano avere, o ancora ascoltare il tintinnio che fanno quando sbatacchiano una contro l'altra dentro alla saccoccia di pelle mentre cammina. Le piacciono i fiori da quando Jester gliene ha regalato un mazzetto in nome della loro amicizia, e le piacciono anche le ciambelle che ogni tanto tira fuori dalla borsa, che anche se tutti gli altri si lamentano di quanto siano vecchie e stantie, Nott non ha mai nemmeno avuto il lusso di vederli così da vicino, prima, dei dolcetti tanto deliziosi. Le piace la voce profonda e calma di Fjord, tanto che la ascolterebbe ogni sera per addormentarsi, e adora sbirciare le figure stravaganti disegnate sul mazzo di carte che Molly ogni tanto sfodera per abbindolare passanti e curiosi. Si è affezionata persino a Frumpkin, col tempo, nonostante tutti gli spaventi che le ha fatto prendere quando le si appollaiava silenzioso sulle spalle solleticandole il collo con quei suoi baffi lunghissimi e sottili.  

Sono questi, e tanti altri, i motivi per cui nonostante tutte le sfortune Nott non riesce davvero a ritenersi una goblin infelice, eppure ognuna di queste cose perde importanza se non può condividerla con Caleb, perché, fra tutte, quella più preziosa è lui. Caleb con il suo giubbotto sgualcito, con la sua barba incolta, con il suo odore di fango e sudore e di un viaggio iniziato tanto tempo fa che non si sa se finirà mai – ma non importa nemmeno questo: è un viaggio che hanno iniziato assieme, e assieme, se così dovrà andare, lo finiranno.  

Non ricorda più se è esistito davvero un momento in cui si è accorta che tutto ciò di cui non potrebbe mai fare a meno si concentra su di lui, ma in fondo ormai le basta sapere che è così. Che non potrebbe mai rinunciare ai suoi silenzi assorti, alle notti stretti uno contro l'altro sotto il cielo stellato per non lasciarsi prendere dai morsi del freddo, al suo sorriso piccolo e orgoglioso ogni volta che lei ripete senza errori la sequenza di gesti per un trucchetto di magia che ha deciso di insegnarle. 

La verità è che Caleb è il motivo per cui Nott può finalmente camminare libera – o meglio, la verità è che Nott oggi non sarebbe viva senza Caleb, e Caleb non sarebbe vivo senza Nott, e per questo i loro destini si appartengono, così come si appartengono le loro mani, strette una piccina e verde nell'altra grossa e callosa. Che anche se dovesse perdere tutto quanto di nuovo, le dita di Caleb sarebbero l'unico tesoro che non lascerebbe mai andare. 

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Fandom: Final Fantasy XV
Pairing: promptis
Rating: safe
Parole: 300
Riassunto: Prompto non riesce a smettere di trovare motivi per odiarsi, Noctis è il suo unico modo per non farlo
Note: scritta per il cowt 8, sesta settimana, prompt “You canʼt love someone unless you love yourself first — bullshit. I have never loved myself. But you — Oh god, I loved you so much I forgot what hating myself felt like.”

A volte Prompto si odia più di quanto si possa umanamente odiare una persona.
Si odia per mille motivi diversi e per nessuno in particolare. Ad esempio, stupidamente, non riesce a perdonarsi di essere nato fuori dai confini di Lucis, o peggio, prova un insopportabile disgusto verso la provetta in cui è stato probabilmente concepito. Odia i propri geni clonati, il proprio viso così inquietantemente simile ad altre centinaia, ogni insicurezza mascherata da sorrisi che ormai stanno diventando impossibili da sostenere. Si odia per non essere mai abbastanza, mai forte quanto vorrebbe. Perché non è intelligente come Ignis né coraggioso quanto Gladio, e non c'è davvero niente che potrebbe renderlo speciale agli occhi di nessuno, figurarsi a quelli del suo Principe.
Noctis, invece - Noctis è tutt'altra questione. Prompto ha passato così tanto tempo a considerarsi meno di nulla da dimenticarsi qualsiasi altra ragione per vivere che non sia Noctis.
Sua Eccellenza Noctis, gli dice di tanto in tanto soffocando risate di scherno, eppure gli trema sempre un po' il petto quando lo fa.
Amico mio, gli dice altre volte, oppure Fratello, e questo fa più male di tutto il resto, perché chi è lui, in fondo, per rivolgersi così al futuro re di Lucis?
Noctis però non l'ha mai ammonito, né allontanato, né rifiutato. Al contrario, quando la tristezza si fa un po' troppo pesante da sopportare, quando anche il cuore gli traballa in petto e le certezze vacillano, quando sente di voler solo piangere piangere piangere per lavare via il dolore di un'anima consumata e difettosa, Noctis è sempre il primo ad accorgersene ed il primo ad esserci.
"Appoggiati a me, se devi," gli dice lui, e ricordarsi di quanto lo ama basta a Prompto per dimenticare tutto il resto e farsi forza. Solo per il suo Re. 
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Fandom: Final Fantasy XV
Pairing: gladnis
Rating: safe
Parole: 300
Riassunto: Ignis scopre nuove cicatrici sul corpo di Gladio
Note: scritta per il cowt 8, sesta settimana, prompt "Rimpianto"

"Questa non c'era prima."
Ignis passa un tocco leggerissimo di dita lungo il rilievo di una cicatrice che non riconosce. Raramente si sbaglia quando si tratta di riconoscere le imperfezioni sul corpo di Gladio. L'ha esplorato così a fondo che potrebbe quasi considerarlo un'estensione del proprio, in fondo.
Gladio si muove sul materasso, e senza doverci pensare Ignis traduce il suo gesto in immagine, e lo vede sollevarsi placidamente sui gomiti per dare un'occhiata alla porzione di pelle accarezzata dalle sue dita.
"E' nuova," conferma. "Un Ganymede che ci ha colto di sorpresa il mese scorso."
Il mese scorso, si ripete Ignis. E' da così tanto che non si vedono? Passa così in fretta il tempo da quando i giorni non esistono più?
Gladio gli afferra la mano. Lo fa dolcemente, come sempre, e dolcemente la sposta poco più in alto, adagiando il suo indice su un'altra porzione di pelle, terreno da troppo inesplorato.
"Un'orda di goblin," soffia, mentre Ignis traccia altri segni sconosciuti. Lo sposta di nuovo. "Un Mindflayer. Questa ha fatto piuttosto male," continua. "Un Necromante," e poi, "L'esplosione di un Pyros," gli lascia sfiorare una bruciatura. "Un paio di Alv che mi hanno preso alle spalle. Non ne è rimasto niente dopo che Cor si è occupato di loro." Ignis stringe le labbra e trattiene il respiro quando Gladio lo guida verso la prossima cicatrice, l'ennesima di cui ha ormai perso il conto.
"Gladio," soffia con la voce piccola, opponendo resistenza. Gladio si ferma e poi, dopo qualche istante, apre le dita e lascia andare la sua mano. "Mi spiace non poter più combattere al tuo fianco come un tempo," è il suo unico rimpianto.
"E' meglio così."
Ignis non sa se ci crede, ma quando Gladio lo abbraccia scompaiono tutte le cicatrici. E va bene così.

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Fandom: originale
Personaggi: Elior
Rating: safe
Parole: 735
Warning: //
Note: scritta per il cow-t, quinta settimana, prompt "Circo"

L'interno del carretto è piccolo e umido, puzza di muffa e di alcool e altri odori che Elior non è capace di riconoscere )
 
La prima cosa che fa è rannicchiarsi in un angolo. C'è spazio in abbondanza per una mezza dozzina di persone strette l'una all'altra, ma a lui non importa: è cresciuto così, imparando a riempire i piccoli vuoti indispensabili e a non oltrepassare confini che non avrebbe dovuto, e solo così si è potuto evitare un mucchio di calci e botte e sputi in faccia che erano fin troppo frequenti quando ancora non aveva capito come stare al mondo. Nel suo angolo buio e stretto, invece, è quasi facile sentirsi al sicuro, cullato dall'ondeggiare instabile del carro che ha preso a muoversi in coda alla carovana.  
 
Una nuova partenza, l'ennesima, solo che questa volta non ha idea di dove lo porterà il viaggio, e nessuno si è preso la briga di dirglielo. Nemmeno questo gli importa, in fondo, perché Elior sa che non c'è stato né mai ci sarà un posto per uno come lui, nel mondo, e quindi tanto vale accettare questi angoli bui e stretti offerti dalla bontà di visi sconosciuti, mani, volti duri, occhi che nemmeno si accorgono di lui, quando gli dicono: "Sali, da oggi questa è casa tua." 
 
Elior non ce l'ha mai avuta, una casa – o meglio, l'aveva un tempo, quando c'era ancora la mamma, ma quello è stato una vita fa, prima che spuntassero le ali sulla schiena come un cattivo presagio e che i suoi vicini lo chiamassero maledetto, portatore di sciagure, demone, e che trascinassero la mamma al centro del villaggio per pestarla con i bastoni, prima, e poi a mani nude e a calci, fino a quando lei non aveva smesso di piangere, e allora l'avevano caricata contro un grosso tronco d'albero, le avevano legato il corpo e l'avevano lasciata a bruciare con la testa penzolante e gli occhi già chiusi, l'anima già persa. Se pensa a casa, Elior ricorda solo questo, e non vuole ricordare. 
 
Allunga una mano e stringe le dita piccole e sottili attorno ad un panno abbandonato sul fondo del carro. Se lo trascina addosso e ci si avvolge dentro, stringendosi le ali piumate contro la schiena. È umido e sporco e puzza come tutto il resto, quindi presto puzzerà anche lui, ma nessuno gli ha ordinato di non puzzare, quindi non se ne preoccupa.  
 
Stai buono qui finché qualcuno non ti dice cosa fare, è stata l'unica cosa che gli hanno detto, e lui ha obbedito. Ha chiesto dove fosse diretta la carovana ma nessuno gli ha risposto, quindi ha domandato cosa volesse dire la grossa scritta dipinta sul carro variopinto in testa al gruppo, e una ragazza giovane, con il seno abbondante e due grosse zanne che spuntavano dalle labbra, gli ha risposto di fretta, senza nemmeno guardarlo: "C'è scritto 'circo', no? Non sai leggere?". Elio, effettivamente, non sa né leggere né scrivere, ma questo non ha fatto in tempo a dirglielo. Non sa nemmeno cos'è un circo, anche se è una parola che ha già sentito pronunciare in qualche taverna durante il suo vagabondare. C'era sempre una risata ad accompagnare i discorsi su questo circo, e della birra nei boccali degli uomini che ne parlavano, quindi Elior immagina che non possa essere un destino tanto tremendo, quello di esserci finito in mezzo. 
 
Una cosa è certa, almeno, e cioè che nessuna di queste persone del circo l'ha preso a bastonate né gli ha urlato di morire quando ha visto le sue ali – nessuno, effettivamente, è sembrato nemmeno farci caso, e ad Elior una cosa del genere non era mai capitata prima. Potrebbe persino essere stato fortunato, si dice mentre le palpebre, pesanti, iniziano a calare sugli occhi stanchi. Potrebbe piacergli questa nuova casa, questo nuovo branco – no, si corregge, a pensarci bene già gli piace. Se ne starà buono e zitto nel suo spazio indispensabile, nascosto sotto il suo panno sporco, e quando qualcuno gli dirà finalmente cosa fare, lui obbedirà come un soldatino e con il sorriso sulle labbra. Perché è un bravo bambino, e questo glielo diceva sempre la mamma. Ed Elior farebbe di tutto per un pezzo di pane e per sentirselo dire di nuovo.  
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Fandom: Final Fantasy XV
Personaggi/pairing: Promptis, Gladio, Ignis
Rating: safe
Genere: what if? (...I guess)
Warning: ///
Parole: 1723
Cosa sto per leggere: una cosa completamente inutile e senza capo né coda sulla reunion fra Noctis e Prompto dopo dieci anni, immagino
Note: scritta per il cow-t 8, quarta settimana, prompt "tardivo"

Sono passati dieci anni, due mesi e diciassette giorni, e Prompto li ha contati tutti, dal primo all'ultimo. )
picavasnormandy: (Default)
Fandom: Final Fantasy XV
Coppia: Gladio/Ignis
Rating: safe
Warning: nessuno
Genere: fluff
Parole: 1153
Cosa sto per leggere: Ignis rincasa accolto dal profumo di una cena pronta che non è stato lui a preparare. Il col
Note: scritta per il cow-t 8, terza settimana

Quando Ignis apre la porta di casa, a dargli il benvenuto c'è un leggero, piacevole, inatteso profumo di stufato e verdure saltate. )
Per prima cosa allunga un'occhiata al piccolo schermo accanto all'entrata - le dieci e sette minuti, constata con un sospiro stanco - quindi torna a guardare avanti a sé, con la testa pesante e il bisogno pressante di accasciarsi qui, sull'entrata di casa, con ancora il completo ufficiale addosso e chissà quante ore di sonno arretrate che darebbe qualsiasi cosa per poter recuperare in una notte sola. Potrebbe farlo davvero, in fondo. Anche se è il candidato ufficiale a diventare il consigliere di sua maestà il Principe Noctis in persona - anche se suo zio non sarebbe affatto contento di sapere che il nipote che ha cresciuto nel rispetto assoluto della disciplina ha deciso di cedere alla stanchezza e di addormentarsi senza vergogna sul pavimento di casa - una casa che non pulisce da giorni, per giunta.
Se decide di non farlo, è solamente per questo profumo di cibo e cena pronta che lo attira fin da qui, invitante, curioso. Ignis non ricorda di aver cucinato - quando mai ne ha il tempo, ultimamente? - né di aver ordinato pasti a domicilio, o di esser stato talmente stanco e talmente sbadato, in questi giorni, da aver dimenticato di mettere a conservare gli avanzi di pranzi o cene che era troppo esausto per riuscire a finire prima di crollare con la testa sul piatto.
Si sfila le scarpe, dunque, ed avanza lungo il corridoio, guidato da un profumo che si fa sempre più insistente, per affacciarsi sul salottino da cui si accede alla cucina.
Si ritrova a sbattere le ciglia, con le labbra schiuse in un'espressione di meraviglia e confusione, quando gli occhi chiari si posano senza fatica sulla figura ingombrante di Gladiolus Amicitia che riposa ad occhi chiusi e braccia conserte accovacciato sul suo divano, fin troppo piccolo per contenere l'interezza del suo corpo possente.
Fra tutte le cose che si aspettava di trovare, questa - lui - è decisamente la più inattesa.
Gli si avvicina in punta di piedi, senza nemmeno accorgersi di non volerlo svegliare né disturbare. Poggia la valigetta accanto al divano con un gesto accorto, silenzioso, quindi si abbassa sulle ginocchia in un movimento altrettanto discreto. Osserva il suo viso, disteso e riposato, e per un attimo vorrebbe sfiorarlo, vorrebbe accarezzargli i capelli e passare le dita sulle guance, sfiorargli le palpebre abbassate con un gesto leggerissimo. E' bello, Gladio, quando dorme, non se ne era mai accorto prima. E' bello esattamente come quando agita il suo spadone con i denti digrignati ed il petto scoperto, o come quando lo saluta con la mano e senza parole fra i corridoi del palazzo, o ancora come quando lo sorprende quando meno se l'aspetta, dietro una colonna, contro un muro, con un bacio a fior di labbra che lui è sempre sorpreso di ricevere.
Il suo corpo si muove appena, proprio mentre Ignis lo sta fissando. Per un attimo si irrigidisce, con il cuore in gola per chissà quale motivo - non è la prima che si trova a guardarlo così, in fondo, e ci sono state altre volte in cui gli occhi di Gladio hanno ricambiato l'attenzione con lo stesso affetto - ma poi, quando le spalle di Gladio sembrano distendersi ed il suo visto contrarsi in uno sbadiglio, Ignis si sorprende a sorridere piano, fra sé, riappropriandosi di tutti i pensieri che si è lasciato sfuggire poco fa.
E' davvero bello qualsiasi cosa faccia, c'è poco da fare.
"Buongiorno," l'accoglie con un filo di voce. "O buonasera, dovrei dire."
Gladio si stropiccia gli occhi, poi li sbatte una, due, tre volte per mettere a fuoco. "Ignis," mormora piano, ancora mezzo rapito dal sonno.
"Cosa ci fai qui?" Gli chiede, tutt'altro che un'accusa. "Ti ho mai dato le chiavi di casa mia?"
Gladio sbadiglia di nuovo e poi si stringe nelle spalle, ancora visibilmente assonnato. Ha bisogno di un attimo per raccogliere i pensieri.
"L'hai fatto," gli conferma alla fine.
Ignis sospira - non perché spazientito, come gli capita spesso di fare con Noctis, ma perché ha davvero tanta voglia di baciarlo, adesso. Decide di trattenersi, ancora per un po'.
"Immagino che il profumo di cibo sia opera tua."
Gladio gli sorride, con quel suo sorriso semplice e sfacciato che lo fa assomigliare un po' a un bambino, a volte. "Sapevo che saresti tornato tardi," gli risponde, allungando una mano per sfiorargli il viso, "E stanco."
Per un attimo Ignis si sente terribilmente in colpa. Sa che è assurdo, e che non dovrebbe, ma c'è una parte di lui che gli suggerisce che non è giusto che siano gli altri a prendersi cura di lui, non quando lui ha trascorso tutta la sua vita ad imparare come assecondare ogni bisogno di coloro di cui ha giurato di occuparsi.
Sospira di nuovo, e questa volta lo fa per sé - per il suo stupido orgoglio, per la stanchezza, perché in fondo, almeno per oggi, può abbassare la guardia e permettere a quest'uomo - solo a lui - di viziarlo solo un po'.
"Avrà un sapore orrendo, vero?" Gli chiede, piegando appena le labbra.
"E tu te lo mangerai tutto," gli conferma Gladio, restituendogli un sorriso divertito.
"Almeno non è roba congelata. Non lo è, vero?"
Gladio solleva un sopracciglio. "Non mi permetterei mai," gli dice, serissimo, fintamente offeso.
Ignis sorride scuotendo il capo, quindi gli passa una mano fra i capelli, soffermandosi ad accarezzarlo dolcemente. 
"Non avresti dovuto, Gladio, davvero. Anche tu ti stai allenando duramente ogni giorno. Guardati, sei esausto."
Gladio si concede di socchiudere gli occhi per una manciata di istanti, e a Ignis sembra di vederlo quasi ammorbidirsi contro il palmo della propria mano. Fa scivolare le dita lungo il suo viso, fin sulle guance, e poi le lascia riposare lì, in una carezza leggera.
"Lasciami riposare qui per questa notte, allora," gli dice Gladio, con gli occhi ancora chiusi, la voce già un po' più debole, stanca.
Ignis si perde per attimi interi ad osservarlo. Non si sorprende nemmeno più della ridondanza dei pensieri che gli affollano la testa ogni volta che lo fa.
"Certamente," mormora piano, alla fine, e quando Gladio, in risposta, sorride debolmente ad occhi chiusi, Ignis si china a premere le proprie labbra contro le sue, appena piegate, quasi a voler catturare il suo sorriso. Poi, senza dire nulla, Gladio gli circonda il collo con le braccia e lo trascina giù, accanto a sé sul divano, e Ignis non ha davvero la forza né l'intenzione di resistere al bacio che gli posa fra i capelli, poi su una guancia, poi sul naso ed infine sulle labbra.
Non ha così tanta fame, in fondo, si dice, mentre silenziosamente scivola nel suo abbraccio e gli si accoccola contro il petto, con tutta l'intenzione di non lasciarlo andare fino a quando non farà l'alba. 
 
 
picavasnormandy: (Default)
Fandom: Star Wars: Rogue One
Personaggi: Baze, Chirrut
Warning: kid!fic, menzioni di bullismo
Rating: safe
Parole: 9749
In breve: Baze è convinto che il ragazzino cieco che lo segue ovunque non sia davvero cieco, e si stia solo prendendo gioco di lui. 
Note: scritta per il cow-t 8, seconda settimana, missione 2 (prompt "Inganno")


 

Baze non riesce davvero a concentrarsi )
picavasnormandy: (Default)
Fandom: Star Wars
Personaggi: Kylo, Hux
Rating: safe
Parole: 2683
Note: scritta per il cow-t, prima settimana, missione 1 con prompt "Cerimonia"

Il silenzio spettrale che abbraccia la sala del Trono è spezzato solo dal sibilo delle porte automatiche che si chiudono alle spalle del generale Hux )
picavasnormandy: (omgwtf)
Fandom: Star Trek
Personaggi: Kirk, Spock, Bones
Warning: kid!fic, AU (read the notes for specifics)
Wordcount: 3363
Summary: Jim and Spock meet on a colony that's invaded by klingons. They'll have to learn how to work together if they want to survive.
Notes: this is set in an alternative universe/timeline where Jim and Spock meet when they are kid on a colony they both live in. They are not specifically AOS or TOS Jim and Spock, just alternative versions of them. I tried to keep them as IC as I could.
(scritto per il COW-T, prompt opposti "fortuna-sfortuna")

Jim has never considered himself a particularly unlucky boy )
picavasnormandy: (omgwtf)
Fandom: Star Trek AOS
Personaggi: Spock, Kirk
Warning: coffeshop!AU
Wordcount: 300
Cosa sto per leggere: la coffeshop!au che nessun aveva chiesto

Read more... )

Fandom: Star Trek AOS
Pairing: Spock/Kirk
Warning: //
Wordcount: 300
Cosa sto per leggere: Spock si fa insegnare come sorridere per il primo appuntamento con Jim

Read more... )

Fandom: Star Trek TOS
Pairing: Spock/Kirk
Warning: old!Spirk
Wordcount: 300
Cosa sto per leggere: il matrimonio Spirk

Read more... )

Fandom: Star Trek TOS
Pairing: Spock/Kirk
Warning: old!Spirk
Wordcount: 300
Cosa sto per leggere: Jim adotta un gatto e lo regala a Spock. Best decision ever.

Read more... )

Fandom: Originale (The demon's assistant)
Personaggi: Ilias, madre di Ilias
Warning: //
Wordcount: 300
Cosa sto per leggere: sua madre ha addosso tutti i profumi del bosco

Read more... )

Fandom: Star Trek TOS
Pairing: Spock/Kirk
Warning: //
Wordcount: 300
Cosa sto per leggere: Spock si è accorto degli sguardi che Kirk gli dedica mentre è convinto che lui non lo veda

Read more... )

Fandom: Star Wars TFA
Pairing: Kylo/Hux
Warning: //
Wordcount: 300
Cosa sto per leggere: Kylo vorrebbe tantissimo portare Hux a un BDSM party. Hux non è esattamente d'accordo.

Read more... )

Fandom: Undertale
Pairing: Frisk/Asriel
Warning: future!fic
Wordcount: 300
Cosa sto per leggere: Frisk convince Asriel a preparare dei biscotti. Che nessuno dei due ha mai preparato prima.

Read more... )

Fandom: Star Trek TOS
Pairing: Spirk, McCoy
Warning: SPOILER (Star Trek: Generations); character death
Wordcount: 300
Cosa sto per leggere: [SPOILER SPOILER] Bones e Spock devono fare i conti con la morte di Jim.

Read more... )

Fandom: Marvel (X-Men)
Personaggi: Logan/Kurt
Warning: nsfw, prostituzione!au
Wordcount: 300
Cosa sto per leggere: Kurt è un intrattenitore esperto, e Logan è un cliente molto geloso

Read more... )

Fandom: Star Trek AOS
Pairing: Kirk/Bones
Warning: academy!McKirk
Wordcount: 300
Cosa sto per leggere: Jim non ha mai chiesto il permesso di infilarsi nel letto di Bones

Read more... )
picavasnormandy: (omgwtf)
Fandom: Star Trek AOS
Pairing: Spock/Kirk/McCoy
Rating: safe
Avvertimenti: //
Wordcount: 458
Cosa sto per leggere: scritta per il prompt "inverno" del cow-t

"Affascinante" )
picavasnormandy: (omgwtf)
Fandom: Star Trek
Pairing: Spock/Kirk
Rating: safe
Avvertimenti: old!Spirk, fluff
Wordcount: 655
Cosa sto per leggere: scritta per il prompt "estate" del cow-t

Il clima di Vulcano è più caldo delle peggiori estati sulla Terra )
picavasnormandy: (omgwtf)
Fandom: Star Wars TFA
Pairing: Kylo/Hux
Rating: nsfw
Avvertimenti: modern!au, dub-con, accenni a S&M, hate sex
Wordcount: 3147
Cosa sto per leggere: Armitage (UGH) e Ben vincono il premio bitter exes, c'è dell'hate sex e (forse) anche dei sentimenti che nessuno dei due è particolarmente bravo a ignorare

"Porca puttana." )
picavasnormandy: (omgwtf)
Fandom: originale
Pairing: Kohaku/Rei
Rating: safe
Avvertimenti: //
Wordcount: 2226
Cosa sto per leggere: la prima volta che Rei e Kohaku si sono incontrati perdendo lo stesso ultimo treno

Rei sta pensando a quel terzo bicchiere di birra che non avrebbe dovuto permettere ad Aiko di offrirgli )
picavasnormandy: (hinata)
Fandom: Haikyuu!!
Pairing: Iwaizumi/Oikawa
Rating: safe
Avvertimenti: //
Wordcount: 702
Cosa sto per leggere: Oikawa insiste a dare la colpa agli alieni per qualsiasi cosa. Iwaizumi non è d'accordo. Oikawa vorrebbe solo baciarlo. (COW-T prompt: "Troppo tardi")

"Perché mi guardi male? Sono stati loro." )
picavasnormandy: (scotty)
Fandom: Star Trek AOS
Pairing: Spock/Bones/Kirk
Rating: nsfw
Avvertimenti: crossdressing, threesome
Wordcount: 2336
Cosa sto per leggere: Kirk e Bones regalano un completo intimo femminile a Spock per il loro primo natale assieme. Per qualche strana ragione, a finire per indossarlo è Bones.
(partecipa al COW-T con prompt "crossdressing")


"Non capisco," dice Spock, esprimendo pura e semplice onestà )

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