[STAR TREK] The ecstasies, the miseries
Feb. 17th, 2017 04:43 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Fandom: Star Trek TOS
Personaggi: Kirk, Spock (implied Kirk>Spock)
Rating: safe
Avvertimenti: mind-meld vulcaniano, missing moment (episodio "Requiem per Matusalemme")
Wordcount: 2091
Cosa sto per leggere: durante l'ultima scena di Requiem per Matusalemme Spock entra nella mente di Kirk per fargli dimenticare Rayna, e ci trova invece un sentimento tenuto nascosto che chiama il suo nome.
(partecipa al COW-T con parole chiave "tracce", "investa" e "affrontarlo")
"Non saresti in grado di capirlo, vero, Spock?"
Personaggi: Kirk, Spock (implied Kirk>Spock)
Rating: safe
Avvertimenti: mind-meld vulcaniano, missing moment (episodio "Requiem per Matusalemme")
Wordcount: 2091
Cosa sto per leggere: durante l'ultima scena di Requiem per Matusalemme Spock entra nella mente di Kirk per fargli dimenticare Rayna, e ci trova invece un sentimento tenuto nascosto che chiama il suo nome.
(partecipa al COW-T con parole chiave "tracce", "investa" e "affrontarlo")
"Non saresti in grado di capirlo, vero, Spock?"
Spock rivolge gli occhi al dottore, effettivamente senza comprendere. Bones lo osserva per un attimo con le braccia conserte, come a meditare le parole da usare per spiegargli il più semplice dei concetti.
"Sai," decide invece di dirgli, "mi spiace più per te che per lui."
Spock non è sicuro di come questo possa aiutarlo a capire, ma rimane silente in attesa, più o meno fiducioso che il dottore sarà in grado di spiegarsi. E infatti.
"Perché non saprai mai cosa può arrivare a fare un uomo per amore."
Spock solleva un sopracciglio, colto alla sprovvista dalla sua considerazione – ma non del tutto in disaccordo. Bones, invece, si limita a sorridere al solo pensiero di ciò che sta per dire.
"L'estasi, la miseria," inizia, con uno sguardo sognante che Spock non è sicuro di saper decifrare. "Le regole infrante, le occasioni disperate. I fallimenti gloriosi." Si ferma un attimo, con le labbra piegate. "E le gloriose vittorie." Poi si fa più pensieroso. "Non saprai mai cosa vuol dire tutto questo, semplicemente perché la parola 'amore' non è scritta nel tuo vocabolario."
C'è una pausa breve in cui gli occhi del dottore vagano altrove, immersi in chissà quale pensiero, chissà quale altra considerazione da cui lo tiene all'oscuro. Spock non smette di osservarlo senza disturbare il silenzio, e quando Bones solleva di nuovo gli occhi, come distratto, mormorando piano: "Buona notte, Spock," lui si limita ad annuire, senza farsi attendere.
"Buona notte dottore."
Bones, però, sembra quasi non sentirlo. Il suo sguardo non è più su di lui, bensì scivola assorto, appena velato di tristezza, verso la schiena ricurva del capitano, la sua fronte poggiata sulle mani raccolte sulla scrivania. Sta dormendo così profondamente, esausto di un dolore che Spock, apparentemente, non è in grado di afferrare, che le loro voci non sembrano riuscire a disturbarlo.
"Vorrei che potesse dimenticarla davvero," mormora solamente il dottore, prima di sciogliere le braccia e sparire oltre la porta automatica.
Spock rimane solo in compagnia delle sue parole, la cui eco per qualche motivo gli rimane ancora appiccicata addosso mentre lo sguardo non riesce ad allontanarsi dal corpo inerme del capitano. Gli risulta stranamente difficile osservarlo ridotto in questo stato, così accartocciato sul proprio dolore da non riuscire più nemmeno a funzionare adeguatamente, per quanto le parole del dottore siano state piuttosto esaustive a riguardo. Non ha idea del perché, ma gli torna in mente un monito che ha offerto a Jim anni fa, in qualità forse di suo primo ufficiale prima che di amico: Sei il capitano, non puoi permetterti di essere niente di meno che perfetto di fronte ai tuoi uomini. Credeva allora alla veridicità di una simile osservazione come ci crede oggi, eppure non è più sicuro di volerlo svegliare con le stesse parole – anzi, non è nemmeno sicuro che svegliarlo sarebbe una buona idea.
Gli bastano un paio di passi per raggiungere la scrivania ed ergersi al suo fianco, affatto sicuro sul da farsi. Come spesso accade, non riesce ancora a trovare alcuna traccia di logica nel ragionamento del dottore - perché rinfacciargli l'incapacità di amare, su cui non avrebbe avuto comunque nulla da ridire, se poi ha deciso di congedarsi con l'augurio che Jim potesse essere liberato da un tale fardello? Si china in avanti, una mano piantata sul tavolo per sorreggerlo, proprio accanto a Jim. Dopotutto anche lui, esattamente come McCoy, non sopporta di rimanere a guardarlo ridotto in questo modo senza fare niente. Forse è per questo che si ritrova a sollevare anche l'altra mano, mantenendola sospesa per un attimo d'incertezza, per poi cercare i punti di contatto sul suo volto e premervi con precisione le dita.
Fa appena in tempo a chiudere gli occhi prima che la mente di Jim lo investa.
Dura poco più di un attimo, lo sa, eppure il tempo sembra sempre dilatarsi e restringersi oltre ogni comprensione quando connette la propria coscienza ai pensieri di qualcun altro, come se ogni esistenza obbedisse allo scorrere delle cose a modo suo.
Di Jim riconosce immediatamente l'inconfondibile vivacità di ogni processo mentale, come se ogni pensiero vibrasse di curiosità e meraviglia. Attraverso il loro contatto a Spock è già capitato prima di essere toccato da emozioni così vive da togliergli il respiro, tanto che più volte si è domandato come faccia a contenerle tutte quante dentro di sé. Ora, però, ha come l'impressione di poter sfiorare anche dell'altro – tracce di un'alterazione che sembra turbare la vividezza di tutto il resto, come d'un virus che rende ogni pensiero nella sua testa opaco, ogni sensazione tremolante. Amore, ha detto il dottore, eppure a Spock non sembra di trovarci nulla di piacevole o confortante sulla sua superficie. Per questo, forse, decide di spingersi un po' più a fondo, oltre il velo di turbamento che sembra aver ricoperto tutto ciò che c'è di bello e giusto nella mente di Kirk.
Il prezzo per aver insistito è dolore, come ogni volta, ma dopotutto sapeva anche questo: non si è mai concesso l'illusione di poter trovare sollievo nella mente di un umano, nemmeno in quella di colui che lo conosce meglio di chiunque altro. La fitta che gli stringe il petto, però, dev'essere ben poca cosa rispetto alla sofferenza che sembra essersi impossessata di Jim, come se volesse divorarne la stessa essenza. Ora sente finalmente scorrersi addosso le sue emozioni come se si fosse infranto ogni confine fra loro: lo sconforto, la disperazione, il lutto, il senso di colpa e persino tracce di rabbia per sé e per Flint, e poi la solitudine, il rammarico, la stanchezza, tutto quanto annodato in un groviglio così caotico che Spock non è sicuro di poterlo sopportare a lungo.
Eppure lo sa, non può fermarsi adesso, non quando ha ormai osato intrufolarsi nella mente di Jim senza chiedere permesso. Schiude le labbra e incassa ogni emozione come fosse un colpo nello stomaco, e poi si spinge ancora più in profondità, dove il nodo di dolore si chiude attorno a un bozzolo piccolo e spesso, chiuso su sé stesso quasi nel timore di essere sfiorato. Spock supera anche quello, nella speranza che il capitano possa perdonargli un'intrusione così sfacciata – lo supera chiudendo gli occhi e lì lo trova, rannicchiato su sé stesso, l'amore di cui Bones gli ha parlato. Ha il viso inconfondibile di Rayna, i suoi occhi grandi, la sua voce carica di meraviglia, così umana eppure così tristemente artificiale. E' tutto quanto raccolto qui, in un angolo della mente che il dolore non può corrompere e che anche i pensieri, quando il giusto tempo sarà passato, faranno fatica a raggiungere. Riesce quasi a toccare con le proprie mani il tentativo ansioso di chiudere i ricordi dove non possano più interferire, eppure gli appare altrettanto palese anche il bisogno di custodire memorie e sensazioni come fossero tesori preziosi.
Per un attimo si sorprende a dubitare di star facendo davvero la cosa giusta – poi la traccia di una sensazione mai avvertita prima si agita alle sue spalle, simile a un'interferenza. Dura un attimo, ma è abbastanza per richiamare la sua attenzione. Alle proprie spalle, però, non trova, nulla; gli sembra solamente di essere circondato dall'essenza di ogni pensiero che Jim ha dedicato a Rayna: c'è il tocco tiepido e inaspettato della nascita di un affetto, l'urgenza vibrante del desiderio, la scintilla dell'innamoramento e il calore della condivisione. Non c'è nulla fuori posto eppure, quando finalmente gli capita di inciampare di nuovo sulla stessa traccia di poco fa, tutto il resto inizia immediatamente a farsi un po' meno nitido ed il nome di Rayna sembra quasi sbiadire.
L'interferenza ha l'aspetto di un seme ancora più piccolo del bozzolo in cui si trova, eppure adesso, quando la sfiora appena con la punta della mente, riesce a riconoscerci qualcosa che sa di avere anche dentro di sé. Si tratta di un forse di pensiero, un ricordo o magari un'emozione, qualcosa di tanto intenso da e indesiderato da aver bisogno di catene e lucchetti e innumerevoli strati di coscienza per esser tenuto lontano da tutto il resto – lontano dalla consapevolezza. Spock non si stupisce della sua presenza (chi è lui per giudicare, quando in una gabbia del genere ha intrappolato la sua metà umana?), eppure si sorprende a domandarsi cosa ci faccia proprio qui, dove non sembra esser custodito altro che affetto nelle sue manifestazioni più limpide e sincere – e alla fine decide, intrappolato nello stiracchiarsi indefinito del tempo, di non disturbarla oltre.
Fa appena in tempo a dirottare di nuovo la propria attenzione verso i ricordi di Rayna, tuttavia, che la presenza torna a pulsare alle sue spalle. Per un attimo ha come l'impressione di perdere il controllo sulla propria direzione, governato dalle leggi di una mente che non è la sua. Si accorge appena in tempo di star essendo risucchiato dall'interferenza che si era lasciato alle spalle, e con tutte le proprie forze si oppone alla forza invisibile che lo trascina verso di essa, come se volesse costringerlo a vedere, a prendersi libertà che non ha intenzione di prendersi oltrepassando confini che non ha alcuna intenzione di oltrepassare.
Si accorge che tutte le sue forze non sono abbastanza quando una fitta di dolore gli attraversa le tempie, annullando per un attimo il confine fra la dimensione corporea e l'universo mentale in cui la sua mente è allacciata a quella di Jim. C'è una voce, improvvisamente, che si sovrappone a ogni altra sensazione e annulla tutto il resto; la riconosce immediatamente come quella del capitano. Gli ci vuole poco per decifrarne le parole, forse perché la parola è una sola, ed è Spock. Crescono immagini tutt'attorno prima che possa slacciarsi dalla sua mente; le immagini sono ricordi, e non sono sconosciuti – una mano posata distrattamente sul suo braccio, uno sguardo che indugia un po' più a lungo del necessario, un sorriso, un nome spogliato di titoli e onorifici, la voce che si fa appena più bassa quando sono soli, mille parole che si sono detti e mille di più che non hanno mai pronunciato – che Jim ha deciso di rinchiudere in un luogo come questo, così piccolo eppure così vivo. A Spock sembra di perdere il respiro quando i ricordi iniziano a traboccare, lasciandolo in apnea. Eppure, se ne accorge subito, non ci sono solo quelli; il calore che avvolge le pareti fatte di immagini è lo stesso che ha sentito fuori di qui, nel bozzolo di Rayna, solo più pacato, quasi mitigato dalle tracce del tempo e dell'abitudine, eppure non meno saldo.
Spock si affretta a chiudere gli occhi – non quelli del corpo ma quelli della mente, per potersi allontanare il più in fretta possibile da questo luogo che continua a chiamare il suo nome e rischia di avvolgerlo e soffocarlo e non lasciarlo andare più. Li riapre solo quando la voce di Rayna torna a pizzicargli la mente, e allora riesce quasi a sentire le dita tremare contro il viso di Jim – quello vero, perché il contatto si fa così instabile che per un attimo ha l'impressione di averlo perso – e le labbra schiudersi piano, la voce della mente che si sovrappone inevitabilmente a quella che gli sfugge dalla gola per perdersi nel silenzio della stanza.
"Dimentica," gli raschia contro il palato e le tempie e pulsa nel petto, e per un attimo lo avvolge il terrore di aver mancato il bersaglio, ma quando si guarda attorno ogni ricordo di Rayna è sparito, e con essi il calore confortevole di ogni sentimento legato a lei e il turbamento del dolore della sua perdita. Il bozzolo gli si chiude tutt'attorno bianchissimo, svuotato, pronto per essere riscritto da principio. Resta solo, abbandonato in un angolo, quel seme minuscolo e perfettamente levigato da cui gli sembra ancora di sentir provenire l'eco del suo nome.
Interrompe bruscamente il contatto pur di risparmiarsi il rischio di affrontarlo di nuovo – di esser risucchiato anche da quella voce, dalle immagini tinte dei colori più vividi. Non indugia un attimo di troppo sul viso del capitano; le dita scivolano via, come scivola via il suo sguardo, reso traballante da una stretta strana al petto – non si è mai sentito così provato da un contatto mentale come oggi, e non ha nemmeno il coraggio di domandarsi perché.
Raccoglie le mani dietro la schiena e barcolla verso l'entrata della stanza. Lo sbuffo delle porte automatiche, quando si lascia il capitano alle spalle, è l'unico rumore a coprire l'eco di voci che ancora gli fanno girare la testa.